INSIDE

Into the project — GAP

Art residence – A time of reflection, research, presentation and/or production. The individual explore his/her practice within another community; meeting new people, using new materials, experiencing life in a new location. Art residencies emphasize the importance of meaningful and multi-layered cultural exchange and immersion into another culture. They exist in urban spaces, rural villages, and deep in nature.

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La progettazione visiva aveva come obiettivo quello di “dare coerenza ai diversi progetti, unirli in un discorso narrativo e visivo capace di tenere insieme esperienze e pratiche tanto diverse e lontane, sia cronologicamente che geograficamente”. Ciò che comunemente viene considerato necessario nel legame tra graphic design e arte, ovvero un prevalere della seconda sul primo, un organizzare più che connotare, un progettare senza che l’opera d’arte venga coinvolta in un discorso visivo prevaricante, viene qui meno. Non perchè l’opera non fosse al legittimo centro del discorso, ma perchè qui le opere necessitavano di un confronto curatoriale (anche su carta) che ne svelasse le connessioni, l’organicità del progetto rispetto al/i tema/i, il ricondurre le diverse pratiche a un’idea sottintesa al progetto stesso. Abbiamo quindi immaginato la visual identity (e il catalogo) come un’opera parallela, estranea eppure organica, riassuntiva ma non esaustiva.

Anche perchè siamo convinti che si, è vero, l’opera su carta, letta, commentata e ammirata anche in un catalogo, basta a se stessa, su una pagina bianca (esattamente come nel white cube) libera da ogni “decorazione” aggiuntiva che non ne permetta la contemplazione. Ma è anche vero che quell’intermediazione spesso necessaria tra osservatore e artista (curatore/curatrice) può avere un suo esatto specchio nell’auspicabile tramite tra lettore e artista/divulgatore (graphic designer, appunto). Si tratta pur sempre di una partecipazione tra discipline diverse e non certo conflittuali, di un dialogo che, nella migliore delle ipotesi, porta ad un’estensione dell’opera e dello spazio espositivo anche oltre le semplici mura fisiche. Anche perchè l’opera vera può viaggiare meno dell’opera su carta, quindi perchè rinunciare a questa occasione.

Le Residenze/città coinvolte nel progetto GAP 2010 – 2015 diventano spazi, aree, oggetti dai contorni irregolari, proiezione fisica di un agire artistico molto localizzato seppur globale nelle sue forme e metodi. La dimensione geografica diventa quindi il punto nodale di un discorso visivo articolato in nuclei spaziali circoscritti dai confini sociale, culturali e politici del luogo.

Abbiamo estrapolato alcune immagini esemplificative dei diversi percorsi artistici per creare una composizione visiva totemica in grado, attraverso l’oggetto, di rimandare ad una dimensione locale, residenziale, espressione di diverse attenzioni possibili al locale e al particolare. Questa iper-focalizzazione permette quindi agli oggetti di costruire un significato visivo al di là della loro appartenenza progettuale, creando interessanti legami tra i diversi contesti.

Per ogni artista/pagina d’artista abbiamo immaginato un lettering (nell’esposizione del titolo) che potesse racchiudere una visione (necessariamente nostra) dell’opera attraverso una rappresentazione testuale/visiva. Questo ci ha permesso, pur nella coerenza visiva della pubblicazione, di creare degli universi autonomi per ogni singola esperienza.

Don’t miss — Global Art Programme