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Progetto Cross Media
Client / Comune di Trento

DETAILS
Cross Media è un gruppo di lavoro sulla comunicazione visiva. Un gruppo che ha scelto di compiere un percorso utile agli stessi partecipanti per (auto)definire una propria forte identità e un proprio peculiare sguardo su sé stessi e il mondo circostante, utilizzando gli strumenti più “elastici” della comunicazione e degli stili ad essa legata per portare a compimento un processo creativo che sia coinvolgente/svelante per chi lo mette in atto e per chi lo osserva. In collaborazione con il Servizio di Salute Mentale dell’Azienda per i Servizi Sanitari.


NO ONE BELONGS HERE
MORE THAN ME
(traducibile con Nessuno Appartiene al Presente Più Di Me, ma in inglese ha un suono più netto e universale), il progetto di Omar Schmid, è immediato nelle sue dichiarazioni, fin dal titolo. Omar si è appeso la macchina fotografica al collo e si è inserito in contesti molto diversi tra loro. Le persone, i luoghi che lo circondano in queste foto (non tutte hanno come soggetto centrale Omar stesso, altre si aprono verso altri punti di vista) sono spettatori del suo bisogno di affermarsi come soggetto attivo e cosciente, portatore di un messaggio (se gridato, disperato, dolce, intenso, sono aggettivi che lasciamo usare a voi) di liberazione e rinascita. A guardarlo da un altro punto di vista, potrebbe essere la lucida fine di un ciclo profetico o il suo promettente inizio.



INTANTO, COME PRIMISSIMA COSA,
AMMAZZEREMO TUTTI GLI AVVOCATI
(qui l’italiano è d’obbligo, perchè il senso deve essere esplicitato al massimo), il progetto di Giuseppe Natale, è puro mascheramento. Qui non si parla del se, ma degli altri. Inventati, puramente fittizi nelle forme creative e persino nei messaggi (forti), ma in qualche modo esistenti (per il solo fatto di nominare, riprodurre, catalogare, presentare). Giuseppe ha inventato tutto, costruito tassello su tassello, composto e ricomposto messaggi e immagini fino a far esistere qualcosa di molto inquietante nella forma e nel contenuto (qui funesto, apocalittico, spesso talmente eccessivo da essere quasi divertente). Ma è pur vero che qualcosa di noi racconta (inquietudini tutte nostre, contemporanee e deformate). E non è poco. Chiude il progetto un testo molto lungo e complesso. Sulle possibili interazioni tra questo testo e il materiale che lo precede, è questione lasciata all’osservatore.

